Quest’anno saremo chiamati a scegliere la nuova amministrazione comunale milanese. Pensiamo che anche i GAS, gruppi spontanei e apartitici sorti in tutto il territorio italiano e presenti nella nostra città, debbano contribuire alla elaborazione delle scelte politiche finalizzate alla transizione ecologica che la futura amministrazione pubblica dovrà intraprendere.
La Pandemia globale ha inevitabilmente cambiato le priorità dei governi
L’emergenza sanitaria e la crisi economica conseguente sono al centro del dibattito politico sia a livello nazionale che locale. Non dobbiamo però dimenticare che, ben prima della pandemia, i governi di tutto il mondo avevano elaborato una strategia comune per la gestione della crisi ambientale.
Anche la comunità europea si è posta come obiettivo entro il 2030 la riduzione delle emissioni di CO2 del 55% ed entro il 2050 di arrivare a emissioni zero. Per questo l’impegno economico della Comunità Europea previsto nel Recovery Plan prevede una elevata percentuale dei fondi da destinare alla transizione ambientale. Anche l’attuale amministrazione, attraverso il Piano Aria Clima, l’adesione al gruppo 100 CITIES, la creazione dell’assessorato alla Transizione Ecologica ed un percorso di Food Policy, intende porsi l’obiettivo della lotta al cambiamento climatico.
Affinché questi impegni non rimangano solo buone intenzioni sulla carta, occorre, secondo noi, affrontare alcune questioni ambientali in maniera radicale avendo come obiettivo prioritario l’interesse pubblico, la salvaguardia della salute e del territorio.
Per questo, come cittadini attivi da tempo sulle tematiche ambientali, riteniamo necessario portare il contributo delle nostre riflessioni e formulare una serie di proposte riguardanti il nostro territorio.
Sulle Politiche agricole
Tra i principi fondativi dei GAS abbiamo la ricerca di un cibo sano, buono e prodotto nel rispetto dei diritti di chi lavora. Tali obiettivi non sono raggiungibili se non si pone mano all’attuale modello intensivo e industriale di agricoltura e di allevamento. Per questo condividiamo l’analisi e le conclusioni del documento “Recovery Planet della Società della cura” riguardo agricoltura e allevamento. In tale documento si ricorda che:
“Non tutte le agricolture sono uguali. Esiste l’agricoltura agro-ecologica e solidale praticata dalle famiglie contadine e dai piccoli agricoltori che produce alimenti di qualità, senza distruggere i territori e anzi favorendo la biodiversità e la tenuta ambientale, e che crea rapporti sociali basati sulla cooperazione e il sostegno reciproco. Esiste, invece, un’agricoltura estrattiva e monocolturale, che aggredisce l’ambiente, depaupera le risorse naturali e crea competizione al ribasso fra gli agricoltori, i territori e le produzioni stesse: un modello di agricoltura che spesso si avvale di manodopera sfruttata, o che comunque non tiene conto della necessità di investire nell’accoglienza dei braccianti non solo garantendone la giusta retribuzione, l’assistenza sanitaria, la tutela dagli infortuni sul posto di lavoro ma anche creando condizioni per il loro insediamento abitativo in condizioni dignitose.
Oltretutto la visione dell’agricoltura che sembra ancora dominare appare ben lontana dal modello che tante istituzioni a livello internazionale indicano come indispensabile per la transizione ecologica e che le stesse politiche comunitarie propongono nei più recenti documenti programmatici (Farm to Fork, Biodiversity 2030 strategy) per l’appunto disattesi dalle più recenti posizioni del Governo italiano sulla PAC.
Per ridurre l’inquinamento diretto e indiretto connesso al settore agroalimentare è dirimente adattare le pratiche agricole alla peculiarità pedoclimatiche, sostenere in prevalenza quelle a ciclo chiuso e abbattere l’impiego di fitofarmaci, fertilizzanti e pesticidi, rafforzando il sistema pubblico di controllo. Bisogna ridurre la lunghezza delle filiere produttive, e diversificare l’impiego delle materie prime e degli scarti di produzione, attraverso l’innovazione. Questo permette la riduzione dei costi agronomici e ambientali garantendo agli agricoltori il miglioramento del reddito..
Riconoscere il ruolo dell’agricoltura passa anche attraverso la creazione di condizioni di redditività adeguata. E’ necessario qualificare il reddito degli agricoltori con una politica dei prezzi non speculativa, che riconosca il valore delle produzioni realizzate e valorizzi anche la funzione di riproduzione ambientale e rinaturalizzazione dell’agroecosistema e i servizi ecosistemici svolti dalle aziende sul territorio, con investimenti e formazione adeguati.
E’ indispensabile reindirizzare le politiche agricole nazionali disincentivando l’approccio agricolo industriale, la monocoltura e l’allevamento intensivo, attraverso una diversa collocazione dei fondi pubblici, oggi completamente squilibrata a favore dell’agricoltura estrattiva, e un inasprimento delle normative a difesa dell’ambiente e del benessere animale, oggi ridotte a mere pratiche burocratiche di scarsissimo impatto concreto.
Urge ricucire e rafforzare le relazioni tra aree agricole e aree urbane, favorendo le iniziative che coinvolgono gli abitanti delle città in orti urbani, le iniziative collettive di acquisto o co-produzione secondo i modelli dei mercati contadini, degli empori di comunità, dell’agricoltura sostenuta dalle comunità (CSA), dei Gruppi d’acquisto solidale (GAS). Bisogna incentivare l’utilizzo delle produzioni contadine agroecologiche da parte delle strutture di ristorazione collettiva, in modo particolare nelle mense scolastiche e ospedaliere, oggi gestite perlopiù con criteri economicistici legati solo al prezzo, per poter fornire cibo di qualità cominciando dalle persone più fragili. Bisogna valorizzare il ruolo dei mercati rionali su spazi pubblici, orientandoli a fornirsi localmente, sia coinvolgendo singoli agricoltori nella vendita diretta, sia tracciando e valorizzando le forniture di prodotti locali rivenduti dai commercianti a prezzi sostenibili.
E’ necessario riconoscere il valore collettivo della terra risolvendo il problema dell’accesso, mettendo a disposizione i terreni privati e pubblici incolti, affidandoli a nuove iniziative agricole, in forma prioritaria ad iniziative gestite da giovani e secondo modelli agroecologici. Dobbiamo inibire l’alienazione dei terreni pubblici per arrestare la perdita di superficie agricola, salvaguardandola da speculazioni fondiarie e altre destinazioni d’uso, a scopo immobiliare, di campi solari o per la costruzione di opere pubbliche inutili e dannose.
L’agricoltura è una pratica che attraversa società, ambiente, salute ed economia e ha un ruolo centrale nella creazione di benessere per tutte e tutti i viventi. L’attuale impatto negativo del sistema agricolo sulle risorse ambientali può e deve tornare ad essere positivo.
Dobbiamo creare agenzie territoriali pubbliche che sappiano interagire con gli agricoltori e i sistemi locali, rilevandone i bisogni e valorizzandone le conoscenze, così come previsto dagli indirizzi europei “
Queste sono i presupposti da cui partire, perché agricoltura, inquinamento e crisi climatica possano trovare una sintesi che miri al benessere della nostra città. Milano si colloca in una delle aree agricole più grandi d’Italia e Il Parco Agricolo Sud è la vasta cintura intorno alla nostra città attualmente impiegata prevalentemente per colture ed allevamenti intensivi che contribuiscono in maniera massiccia alle emissioni di gas serra e all’impoverimento e inquinamento del suolo e delle acque.
Milano si trova così contemporaneamente al centro del problema e della sua possibile soluzione. Una soluzione che noi individuiamo nella conversione ecologica del territorio agricolo finalizzata alla sovranità alimentare della Città Metropolitana.
Per raggiungere questi obiettivi riteniamo che la futura amministrazione comunale debba farsi carico della progettazione necessaria al raggiungimento di tali obiettivi e debba credere e creare i presupposti per la partecipazione delle diverse realtà di cittadini interessate alla conversione ecologica.
Le nostre proposte
Proponiamo perciò:
- la creazione di un tavolo istituzionale delle associazioni di cittadini, agricoltori e vari stakeholder(portatori di interesse) incaricato di elaborare un progetto per il 1.000.000 mq di terreno agricolo comunale che ne preveda la sua completa conversione ecologica
- la programmazione e l’organizzazione delle forniture delle mense comunali con prodotti stagionali e di prossimità
- che vengano previsti spazi nei mercati comunali per i produttori biologici di prossimità
- che i municipi di Milano facilitino le iniziative culturali finalizzate alla informazione su cibo e salute
- che vengano messe a disposizione dei GAS degli spazi da condividere con altre associazioni per svolgere le attività di acquisto collettivo
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